Dentista/paziente, le scelte cliniche cambiano?
“Via il dente, via il dolore” ma è davvero questa la cosa giusta da fare? Estrazione sì o no? L’unica persona che può dirlo è il dentista.
Oggi vogliamo fare un po’ gli ‘avvocati del paziente’ e rivolgere una domanda al dentista: se il dente malconcio fosse il tuo, agiresti nello stesso modo che se il dente fosse di un paziente? A questa domanda tenta di rispondere un’indagine italiana che fa il punto sulle scelte cliniche degli odontoiatri.
Come la pensa il dentista? Un’indagine per scoprirlo
La condotta del dentista è sempre quella più giusta ovvero il trattamento suggerito al paziente è lo stesso che vorrebbe ricevere il dentista stesso? A indagare sulla questione una ricerca italiana condotta dalla ricercatrice Francesca Cerutti.
L’indagine fa emergere aspetti molto interessanti riassunti di seguito:
- è fondamentale conservare e preservare un dente quando non è del tutto malato;
- le scelte cliniche non possono dipendere dall’inclinazione personale del dentista ma devono, piuttosto, rispondere alla migliore soluzione clinica, con il minor impatto biologico;
- la salute del paziente, prima di tutto. Il dentista, nelle sue scelte cliniche, dovrà tener conto delle variabili costo-efficacia, costo-beneficio e costo biologico che ciascun trattamento ha sul paziente. Se fino agli anni 90 l’unico obiettivo per un dentista era la massima efficacia di un trattamento e la scelta di “qualcosa che sia più duraturo”, oggi si tiene conto anche dell’impatto di una terapia.
Come agisce un dentista e quali terapie consiglia al paziente? Lo studio ha preso in analisi le radiografie pre-operatorie di 15 elementi dentari compromessi (denti con lesioni importanti, denti difficili da trattare, denti con perforazioni) e, in base a queste, ha intervistato 100 dentisti sul criterio di intervento che avrebbero adottato. Sono emerse valutazioni molto diverse:
- alcuni dentisti hanno risposto suggerendo procedure restaurativo-chirurgiche. Il fine? Il recupero del dente e la sua conservazione in bocca;
- alcuni dentisti, per la poca esperienza o la mancanza di adeguati macchinari, avrebbero preferito indirizzare il paziente verso un altro specialista, con lo scopo primario di salvare il dente;
- altri dentisti avrebbero optato per l’estrazione del dente.
Conclusioni
Sulla base delle valutazioni che la ricerca ha sollevato, è emerso un dato molto importante: quando le scelte cliniche differiscono a seconda del destinatario (il paziente o il dentista in prima persona) del trattamento, allora non è detto che la terapia scelta sia la migliore.
Attenzione però a non generalizzare: non sempre estrarre un dente rappresenta la migliore soluzione così come è vero che non sempre è conveniente recuperare un dente malmesso.
Noi ti proporremo sempre la migliore soluzione ovvero quella che sceglieremmo se fossimo noi i pazienti. Se il dente può essere recuperato, la nostra soft dentistry con il suo approccio conservativo a tutela dei tessuti dentali ancora sani, saprà proteggere il tuo dente. Ti invitiamo a leggere e approfondire l’articolo in cui parliamo della soft dentistry, che da tempo pratichiamo nei nostri studi e che riteniamo essere l’odontoiatria del futuro.
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