Apparecchiature fisse nell’adulto: alcuni casi clinici
Il tema delle apparecchiature fisse è molto variegato, lo abbiamo potuto constatare nel precedente articolo che trattava l’argomento dei denti inclusi. In questo articolo analizziamo tre casi in cui si è dovuto intervenire con l’applicazione di apparecchiature fisse nell’adulto per correggere un disagio estetico ma anche funzionale. Vedremo, infatti, che due casi su tre riguardano un problema di tipo strutturale e scheletrico.
Casi e trattamenti ortodontici
Caso 1. Denti sporgenti
Nel primo paziente, di cui riportiamo l’immagine sotto, il canino in basso a destra è sporgente. Il trattamento adottato aveva lo scopo di raddrizzare i denti nell’arcata inferiore per far rientrare il canino in sede: è stata, quindi, applicata un’apparecchiatura fissa all’arcata inferiore.
Qui possiamo vedere il caso prima e dopo il trattamento.
2) Il sovramorso
Il secondo caso è un tipico caso di sovramorso, che vuol dire letteralmente ‘morso coperto’: i denti di sopra coprono abbondantemente quelli di sotto. Nel caso riportato in basso, il problema di malocclusione è di tipo strutturale ed è stato affrontato con l’inserimento di un’apparecchiatura fissa superiore e inferiore e con la combinazione di un doppio bite anteriore.
3) Malocclusione scheletrica
Il terzo caso tratta una malocclusione scheletrica di III classe, la cui caratteristica principale è data dalla posizione avanzata, più del normale, del mascellare superiore e dalla posizione di “testa a testa” degli incisivi con evidente inversione del morso (condizione in cui gli incisivi superiori vengono occlusi all’interno di quelli inferiori).
Se nell’età dello sviluppo si può porre un freno alla crescita della mandibola con l’applicazione di apparecchiature mobili, in età adulta una malocclusione scheletrica di III classe può essere curata solo con la chirurgia maxillo facciale, esattamente come nel caso della paziente (vedasi immagine sotto).
Qui è stato adottato, infatti, un apparecchio ortodontico fisso e per riposizionare le basi ossee, si è ricorsi alla chirurgia maxillo-facciale.
Piccolo approfondimento sulle malocclusioni e le sue classi
Il rapporto che intercorre tra le arcate quando i denti sono serrati (contatto occlusale) è stato oggetto di studio del dottor Edward Angle che, agli inizi del secolo scorso, classificò i modelli di occlusione individuandone tre: la I classe molare (normale), la II classe e la III classe molare nelle quali i rapporti tra mascellare superiore e mandibola sono scorretti (in visione laterale).
In particolare, la malocclusione scheletrica di III classe presenta una mandibola eccessivamente sviluppata in senso antero–posteriore che può essere aggravata da un mascellare superiore iposviluppato.
Come già anticipato, tale problema può essere curato nell’età dello sviluppo con il ricorso ad apparecchiature mobili che frenino la crescita della mandibola tramite le forze elastiche applicate sul mento o impiegando apparecchi che, in trazione, stimolino la crescita in direzione anteriore per favorire la crescita del mascellare superiore iposviluppato.
In età adulta, quando la malocclusione grave incide sulla funzionalità masticatoria e sull’estetica, si dovrà ricorrere alla chirurgia maxillo–facciale.
La malocclusione, infine, è distinta in due categorie: quella scheletrica per cui la cattiva occlusione dipende da problemi ossei, quella dentale dovuta a difetti della forma delle arcate dentarie o del cattivo allineamento dei denti al loro interno.
Importanti indizi di allerta
Come capire se hai bisogno di ricorrere all’ortodonzista? Generalmente il paziente se ne rende conto ma, in generale e sulla base della nostra esperienza, abbiamo raccolto qualche piccola ma importante ‘dritta’ utile a verificare la situazione dei tuoi denti:
- superati i 13 anni i denti devono essere 7 per lato (alcuni adulti hanno ancora i denti da latte ma credono che si tratti dei definitivi);
- i denti si devono chiudere a ruota dentata, ad incastro;
- Se il palato è sporgente;
- la presenza di numerosi spazi può far pensare alla presenza di denti inclusi che non abbiano avuto lo spazio per erompere.
Per concludere, il nostro consiglio è di non trascurare mai i segnali d’allarme, i problemi non curati non passo anzi, spesso peggiorano.