Implantologia a basso impatto chirurgico
Pratico l’implantologia odontoiatrica dal 1986, avendo seguito all’inizio le tecniche pionieristiche della scuola italiana dei Maestri Pasqualini, Tramonte, Muratori, Bellavia e quella nord americana di Linkow. Nel 1990 mi avvicinai alle tecniche di osteointegrazione della scuola svedese di Branemark e nord americana di Lazzara. Dopo quasi nove anni di pratica e ricerche implantari, nel 1995 il mio interesse si rivolse alla ricerca di una sintesi tra le filosofie delle varie scuole: accanto ai principi quali la stabilità, i tempi della visione di Branemark, le acquisizioni e i concetti innovativi della ricerca svizzera e tedesca sulla geometria ed il trattamento della superficie degli impianti, recuperai le tecniche ampiamente sperimentate sul carico immediato dei primi maestri della nostra scuola nazionale.
Ed ecco il riaffiorare di concetti quali la chirurgia semplificata, la protesi immediata, i casi post-estrattivi, l’inclinazione delle fixtures per aggirare ostacoli anatomici, la solidarizzazione tramite elettrosaldatura che si armonizzavano naturalmente con le tecniche più mediate, con la chirurgia sui tessuti ossei di tipo rigenerativo, osteodistrattivo, riempitivo di scuola osteointegrazionista. Semplificando, prima si dovevano attendere sei mesi dall’intervento per applicare una protesi fissa, spesso sommati ai tempi di guarigione delle estrazioni o di altri interventi sui tessuti ossei. In alcuni casi, il rispetto dei protocolli, portava a tempi di attesa tra la chirurgia e la finalizzazione del caso anche di un paio di anni, con il corollario di sofferenze, disagi, stress per il paziente. Con le allora nuove concezioni si passò alla protesi fissa in giornata ed alla semplificazione delle procedure chirurgiche che portarono alla drastica riduzione dei tempi e delle sofferenze per la persona sottoposta ad implanto-protesi. Nel 1998 ebbi l’idea della radiologia extra-orale per il controllo intraoperatorio dell’inserzione degli impianti che si concretizzò qualche anno più tardi con il brevetto dello strumento centratore TOMEX, un passo ulteriore verso il controllo e la predicibilità del risultato in implantologia prima della comparsa dei vari metodi di guida chirurgica computerizzata. A tutt’oggi l’implantologia TOMEX-assistita, con gli altri brevetti, quali la linea implantare Full-Ti22, il moncone a giunto sferico, il cemento siliconico a rilascio farmacologico, permette una chirurgia minimamente invasiva, con minime sofferenze post-operatorie: una implantologia delicata che ho voluto definire con un neologismo inglese semplice, easy, condiviso nel significato: “Soft-Implantology“.