Protesi dentali antiplacca: una nuova ricerca
Le protesi dentali realizzate con materiali che respingono il biofilm della placca batterica potrebbero essere la prossima conquista dell’odontoiatria.
Protesi dentali, placca e perimplantite
Il pericolo della presenza di placca batterica nel cavo orale è spesso sottovalutato. L’accumulo di placca e tartaro sui denti non risparmia le protesi dentali, condizione che potrebbe portare alla perdita degli impianti dentali nei casi di protesi su impianti.
Così come la patina di batteri genera sui denti naturali la possibilità di dare origine a una grave infezione o infiammazione (come gengiviti, carie, parodontite), allo stesso modo, la placca che si accumula sulle protesi dentali può dare origine a una perimplantite. Non solo, anche nei casi in cui a essere infetti sono i denti adiacenti agli impianti dentali si possono verificare delle condizioni di pericolo per la salute degli impianti stessi.
Nuovi materiali per le protesi dentali
La ricerca odontoiatrica su nuove tecnologie e materiali ha portato negli ultimi anni a nuove prospettive. Si è dimostrato infatti che la microsuperficie delle protesi può avere un ruolo determinante nel rallentare o addirittura evitare che il biofilm possa colonizzare le protesi.
I nuovi materiali a cui i ricercatori stanno lavorando hanno delle proprietà antibatteriche intrinseche e sono composti da bioceramica inerte.
Il primo materiale messo a punto, denominato (Al2O3/Ce-TZP), è un biomateriale nanocomposito ceramico in grado di limitare l’accumulo di batteri sulla protesi dentale.
Risultati delle recenti ricerche
Altri studi, pubblicati nel giugno 2019, sono stati effettuati mettendo a confronto l’aderenza della placca batterica e alcuni biomateriali ceramici utilizzati nel campo dell’implantologia.
Per capire quali materiali reagiscano meglio di altri all’attacco dei batteri, i biomateriali sono stati testati utilizzando biofilm composti da seguenti batteri:
- Streptococcus oralis;
- Fusobacterium nucleatum;
- Aggregatibacter actinomycetemcomitans;
- Veillonella parvula;
- Porphyromonas gingivalis;
- Actinomyces naeslundii.
Dall’analisi è emerso che i due biomateriali che hanno mostrato una maggiore resistenza all’aderenza della placca batterica sono:
- nanocomposito sterile Al2O3/Ce-TZP sabbiato e rivestito con un tipo di materiale vetroso antimicrobico (materiale A2);
- nanocomposito sterile Al2O3/Ce-TZP sabbiato e rivestito con un altro tipo di materiale vetroso antimicrobico (materiale A3).
Lo studio ha dunque dimostrato che il materiale ceramico A3 composto da biocida di vetro arricchito ZnO è un efficace antibatterico e potrebbe diventare uno dei materiali eletti per la realizzazione delle protesi in implantologia.
Si tratta comunque di ricerche che dovranno essere confermate da ulteriori studi e da altri test sperimentali, sicuramente la messa a punto di biomateriali ceramici con proprietà antibatteriche sarà tra i passi fondamentali dell’odontoiatria del futuro.