Implantologia a “carico Progressivo”

Oltre all’implantologia a carico immediato (protesi inserita contestualmente all’intervento o dopo alcune ore), a carico differito (alcuni giorni, massimo 4/5 dopo l’intervento), a carico ritardato (tecnica classica osteointegrativa in cui si applica la protesi dopo 4/6 mesi), la Soft Implantology individua un nuovo tipo di protesizzazione provvisoria: quella a carico Progressivo (progressive load).

Spesso nel trattamento di pazienti con gravi atrofie ossee siamo costretti ad utilizzare impianti di lunghezza e diametro ridotti: in questo ed in altri casi che richiedono una progressività dell’appoggio sulle fixtures si opta per una protesi rimovibile che si aggancia ad una barra avvitata. Si tratta di una Overdenture con attacchi a cavaliere in teflon, in cui la protesi può essere rimossa dal paziente per la pulizia durante il periodo dell’osteointegrazione.

Gli attacchi a cavaliere in teflon vengono sostituiti ogni 20/30 giorni con altri di tenuta maggiore, fino al conseguimento della completa ossificazione degli impianti dopo 2/4 mesi. Questa tecnica, studiata per quei pazienti affetti da patologie sistemiche che potrebbero ritardare la guarigione ossea e per i quali sarebbe sconsigliata l’implantologia a carico immediato, è poi stata applicata a tutti i casi in cui si voglia passare attraverso una fase di stabilizzazione maggiore degli impianti ed una riduzione degli stress di carico masticatorio, distribuendone una  parte al supporto osteomucoso.

Gli abutment collegati agli impianti attraverso attacchi Equator (Rhein 83 Bologna) avvitati alle fixtures inserite, vengono solidarizzati con una barra elettrosaldata per sincristallizzazione intraorale con diametro di 2 mm. Si ottiene così una struttura estremamente solida su cui viene ancorata tramite i “cavalieri” in teflon (Rhein83 Bologna) di consistenza progressiva, la protesi overdenture. Trascorso il periodo di osteointegrazione avendo sostituito ogni 20/30 giorni gli attacchi di consistenza via via crescente, abbiamo 3 opzioni:

  • si può passare alla fase fissa “Toronto bridge”, inglobando la struttura elettrosaldata nella protesi provvisoria esistente che, dopo adeguata rifinitura, viene avvitata agli Equator sugli impianti. Si tratta di una soluzione economica e di facile manutenzione;
  • si può ribasare e rifinire la protesi OVD esistente e trasformarla in definitiva, con attacchi a cavaliere molto tenaci;
  • si può procedere alla realizzazione di un” Toronto bridge” con tecniche tradizionali o con tecniche CAD/CAM. Il grande vantaggio offerto dalla soluzione Equator risiede nella possibilità di protesizzare in modo semplice ed affidabile impianti con grandi disparallelismi tra loro, come nel caso di impianti molto inclinati per evitare le strutture anatomiche di rispetto.