Osteointegrazione: il processo alla base dell’implantologia
Parliamo spesso di tutti gli aspetti legati all’implantologia, ma c’è un processo importante senza il quale l’implantologia, per come la intendiamo noi, non potrebbe esistere: l’osteointegrazione.
Cos’è l’osteointegrazione e perché è così importante per l’implantologia?
Con il termine osteointegrazione viene indicato il processo per cui l’impianto dentale e l’osso mascellare si integrano in modo perfetto.
Al contrario di quanto si possa pensare, il processo di osteointegrazione è una scoperta relativamente recente, una conoscenza che ha rivoluzionato il mondo dell’odontoiatria.
Osteointegrazione: tutto ebbe inizio in Italia
Per capire il processo di osteointegrazione bisogna partire dall’introduzione del titanio in implantologia dentale. Nel 1964 l’odontoiatra italiano Stefano Tramonte fu il primo a realizzare impianti dentali utilizzando il titanio, un materiale sicuro e affidabile.
Lo studio sull’utilizzo del titanio nella costruzione degli impianti dentali fu successivamente approfondito dall’equipe scientifica coordinata dall’odontoiatra svedese Brånemark che si concentrò sulla biocompatibilità del titanio con l’osso mascellare.
Mentre precedentemente si pensava che gli impianti dentali si reggessero in bocca solo se opportunamente incastrati, grazie a Brånemark si scoprì che l’osso è vivo e tende ad avvolgere integralmente gli impianti in titanio fino ad inglobarli al suo interno. Nacque così il termine osteointegrazione.
Osteointegrazione e implantologia a carico differito
La scoperta dell’osteointegrazione sancì l’inizio degli interventi di implantologia a carico differito.
Gli impianti in titanio venivano inseriti nell’osso e solo al termine del processo di osteointegrazione, ossia dopo 4/6 mesi, a seconda delle specifiche anatomiche di ogni paziente, venivano fissate le protesi.
Con la tecnica del carico differito i fallimenti degli interventi di implantologia diminuirono drasticamente: dando il tempo all’osso di fondersi con l’impianto prima di sottoporlo ai carichi masticatori, si raggiungeva una stabilità della protesi mai sperimentata prima di allora.
La riduzione dei tempi di intervento: l’intuizione di Paulo Malò
L’attesa di mesi prima di avere denti nuovi e fissi era per il paziente una condizione di forte stress; nell’attesa che avvenisse l’osteointegrazione, il paziente era costretto a rimanere senza denti o a portare una fastidiosa dentiera.
L’odontoiatra portoghese Paulo Malò, agli albori degli anni ’90, iniziò a indirizzare la ricerca scientifica sulla possibilità di non aspettare i tempi di osteointegrazione e di inserire le protesi contestualmente all’inserimento degli impianti.
Alla fine delle sue ricerche, il dr. Malò scopri che ancorando opportunamente gli impianti non era necessario attendere la completa osteointegrazione. Era il punto di partenza dell’implantologia a carico immediato.
In presenza di condizioni ottimali del paziente, i tempi per denti nuovi e fissi erano ridotti a sole 24 ore.
Dalla scoperta del processo di osteointegrazione ad oggi sono trascorsi circa cinquant’anni, un tempo non eccessivamente lungo, ma che ha portato l’odontoiatria a livelli impensabili in passato.
L’idea di dolore associata al dentista è oggi un antico ricordo. Grazie a strumenti all’avanguardia e a materiali di ultima generazione, affrontare un intervento di implantologia a carico immediato è diventato accessibile anche agli odontofobici.